La cucina di Macerata e la sua università centenaria
La città di Macerata è sorta sull’area territoriale degli antichi Piceni nel decimo secolo a ridosso di una collina ubicata a ridosso tra le vallate dei fiumi Chienti e Potenza.
Il centro più datato possiede un’apparenza medievale: è racchiuso all’interno di mura quattrocentesche, con porte d’accesso e vicoli molto stretti raccordati da pittoresche “piagge”.
A farle da protagonista, una delle Università più conosciute ed antiche, fu fondata nel corso del 1290 e una prestigiosa stagione lirica estiva allo Sferisterio, un’arena all’aperto: il monumento più originale e rappresentativo della città.
Macerata presenta una serie innumerevoli di opere artistiche monumentali, queste sono ubicate nella centralissima “piazza della Libertà”.
Nella famosa piazza, è situato sia il “Palazzo del Comune”, sia la oltremodo conosciuta “Loggia dei Mercanti”, opera rinascimentale costruita nel 500’ come contenitore fisico del mercato cittadino, sempre in piazza della Libertà, si erge la “Torre dell’Orologio” ed il teatro “Lauro Rossi”, opera edificale del 1767.
Ricordiamo inoltre edifici celebrativi e religiosi alquanto importanti come il Duomo ed il Santuario della Madonna della Misericordia.
La provincia, come tutta la regione, vanta un’antica tradizione gastronomica fatta di ingredienti semplici, genuini e di sapori unici.
Una cucina che porta in tavola cibi freschi e di prima qualità, ma soprattutto antica saggezza e remote tradizioni.
Pertanto nei ristoranti e negli agriturismi locali possiamo trovare tra i primi piatti: i classici “vincisgrassi” una sorta di lasagne al forno, i “calcioni” tipo di sfoglia ripiena con formaggio uvetta e pinoli, i “frascarelli” piatto di riso e farina, la “maltagliata con i ceci”, i “vucculotti sapa e noci” (maccheroni), le “tagliatelle al sugo di papera”, la “polenta con salsicce e costarelle”, i “tajuli pilusi” (tagliolini), ed ancora la “zuppa di cicerchia” oppure i “passatelli in brodo”.
La cucina riserva ancora sorprese con i secondi piatti come ad esempio: l’ottimo “coniglio in porchetta”, oppure la “pezzata” carne di pecora a pezzi in umido, il “pollo in potacchio”, il “pollo alla cacciatora”, le “fave in porchetta”, i “crostini con fegatini di pollo” oppure un bel piatto di “verdure fresche fritte in padella”.
Anche i forni locali tramandano antiche tradizioni e producono ancora dolci di altri tempi come gli “scroccafusi”, la “cicerchiata”, le “sfrappe” e la “frustenga”, alcuni tipici del periodo del carnevale, ed anche focacce salate tra cui la “crescia co li sgrisciuli” (grasselli di maiale).
Spesso, per le ricette di un tempo, vengono utilizzati prodotti che la natura offre spontaneamente, come nel caso delle “erbe di campo” che vengono “strascinate” o della “carlina”, con cui si possono fare gustosi canditi ed una particolarissima marmellata.
Altri piatti tipici sono “parmigiana di gobbi e la serpe”, un dolce con mandorle e cioccolato.
I vini da sorseggiare in città sono il “Verdicchio di Matelica” e lo spumante rosso “Vernaccia di Serrapetrona”.