I popoli storici della gastronomia Napoletana
La città di Napoli venne fondata attorno al 600 a.C.
Il suo nome “Napoli” deriva dal significato di “nuova città” o, per meglio dire in antico greco: Neapolis.
Nei secoli, tantissimi furono i popoli storici della gastronomia Napoletana a contribuire nelle varie contaminazioni culturali.
La città portuale di Neapolis nacque come insediamento Greco proveniente dalla odierna isola di Ischia e dalle terre allora ad essa vicine e bagnate dallo stesso mare, mete archeologiche oggi molto conosciute.
La cultura dei Greci, dilagava in queste terre che erano allora considerate luoghi di “villeggiatura” e di riposo dei nobili, che potevano permettersi seconde dimore lontane dall’inquinamento acustico e polveroso della caotica capitale dell’impero Romano.
Anche se il potere di Roma conquistò quasi tutte queste zone, lo stile ellenistico e la relativa lingua parlata vennero preservati persino durante e dopo i periodi di conquista romana.
Sotto impero romano, vennero costruite numerose dimore di ricchi politici, militari e nobili provenienti dalla capitale dell’impero.
In varie località della provincia partenopea è possibile tutt’oggi visionare i maestosi resti delle antiche rovine di queste costruzioni dedicate agli imperatori.
Oltre alle case ed alle ville, troviamo resti di arene, strade, templi, tombe e terme legate a questi periodi storici, Pompei è chiaramente l’esempio ed uno dei luoghi archeologici di maggiore affluenza.
Un evento naturale importantissimo aiutò a decidere nel tempo le sorti di queste aree geografiche: l’eruzione del vulcano Vesuvio del 79 d.C.
Questo tragico evento dalle proporzioni bibliche, cambiò notevolmente le sorti della Storia di Napoli e delle sue regioni adiacenti.
Le città di Ercolano, Pompei, Stabia ed altre minori, vennero completamente cancellate dalla faccia della Terra, moltissime delle ville imperiali costruite sulle pendici della montagna vennero completamente dissolte nell’eruzione, non lasciando alcuna traccia di esse.
Solamente verso la fine del 1600 (ben 16 secoli dopo), fu possibile iniziare la ricerca archeologica di queste antiche civiltà perdute; ricerche che diedero conferme strabilianti, soprattutto di concezioni totalmente errate fino ad allora basate sulle antiche società dei primi secoli dopo Cristo.
Napoli fu sottoposta da allora ad un via vai di continui insediamenti di differenti culture e popoli nel corso della Storia, corso che ne stabilì la cultura e ne delineò il carattere, dopo aver mutato tra forme governative e forme di impero persino Orientali: ricordiamo tra i vari conquistatori che si contendevano il dominio napoletano i popoli Romani, i Longobardi, i Normanni, gli Aragonesi e decine di altri popoli.
Il tutto sino ad essere nel dodicesimo secolo, proclamata metropoli guadagnandosi il grado di capitale della regione e della cultura (grazie ad eventi come la fondazione universitaria del 1224 indetta dal Sacro Romano Impero di Federico Secondo) fino al diciannovesimo secolo.
La città Partenopea è simbolo di numerosi passaggi di artisti storici di successo: scultori, filosofi, architetti, scrittori che delinearono nel tempo lo stile gotico e rinascimentale di Napoli.
Di pari passo agli artisti vi sono i contendenti, che vogliono il monopolio di una città strategica un po’ per tutto, basti ricordare che dal 1450 in poi, si fusero con l’arte della città le influenze bizantine, quelle del potere politico dei sovrani Fiorentini De Medici, più tardi degli Asburgo spagnoli, poi dai conquistatori Austriaci del 1700 per passare verso il 1740 sotto dominio dei Borboni di Spagna.
Dal diciottesimo secolo Napoli divenne meta ambita per moltissimi artisti del neoclassico e del romantico, soprattutto pittori, anche stranieri, che vogliono ritrarre la città in tutta la sua maestosa bellezza panoramica, ora meta ambita conosciuta in tutto il Mondo grazie ai vari scavi archeologici.
Da qui in avanti, la città subì ulteriori cambiamenti dal punto di vista rivoluzionario ed egemonico, passò da essere una Corte ad una repubblica, dopo l’arrivo di Napoleone Bonaparte, per poi ripassare sotto dominio Borbonico all’inizio del 1800, 5 anni più tardi la Corte scappò di nuovo in esilio in Sicilia, ponendo come governatore il fratello di Bonaparte per almeno 10 anni.
Dopo la disfatta di Napoleone, la Corte Borbonica spinge per il reingresso a Napoli, i quali per varie motivazioni tecniche e di corruzione, non riusciranno nell’intento, spianando completamente la strada a Garibaldi, all’inizio della seconda metà del 1800, quando Napoli finalmente diventerà parte integrante del Regno Italiano.
Napoli dal 1880 subì ulteriori scenari di disagio economico e sociale, accentuati ulteriormente dalle sfortunate vicissitudini di eventi come la tragica epidemia di colera che, segnò però il momento d’inizio della ripresa, una volta passata la tempesta, la città inizia infatti a subire una modernizzazione delle sue infrastrutture e del territorio.
Naturalmente i 2 conflitti mondiali del 1914 e del 1942 sono anch’essi significativi per la metamorfosi del territorio e della cultura partenopea, la quale non si sarebbe mai e poi mai potuta riprendere se non grazie all’energia ed all’inventiva del suo fantastico popolo.
La città di Napoli oggi è capoluogo campano e rappresenta in molte delle sue sfaccettature, la rivincita di un popolo millenario, che pur senza essere mai stato effettivamente aiutato da nessuno, ma solamente depredato, è sempre andato avanti a testa alta, venendo riconosciuto in tutto il Mondo soprattutto per la sua grande storia gastronomica e le sue inconfondibili pietanze culinarie.
I prodotti alimentari originari della Campania sono un must di livello internazionale: pomodori S.Marzano, Mozzarella di Bufala, la produzione della Pasta, i dolci, le fritture, il caffè e mille altri prodotti, così come i suoi piatti tipici, nati attraverso la cultura e la storia di questa antica popolazione, così tanto contaminata da incursioni esterne da aver appreso il meglio da tutti.
Un esempio tipico di tutto ciò è sicuramente espresso dall’invenzione della pizza napoletana.
Dagli anni cinquanta la pizza ha espanso i propri confini, raggiungendo qualsiasi angolo del Globo, ricordiamo come tantissimi pizzaioli napoletani hanno creato la loro fortuna semplicemente migrando verso città del Nord Italia come Torino o Milano, aprendo piccole botteghe gastronomiche, con la sola somministrazione della originale pizza Napoletana d.o.c. e impastata secondo ricetta napoletana, trasformandole prima in grandi ristoranti e poi, in veri e propri Brand del settore.
Anche se la pizza che oggi tutti noi conosciamo e che è stata importata in tutto il Mondo, ha origine napoletana dall’allora cuoco e poi pizzaiolo Raffaele Esposito, che venne chiamato direttamente a Corte, utilizzando esclusivamente i forni del palazzo reale per ordine della stessa Regina Margherita di Savoia nel lontano 1889 (alla quale venne dallo stesso dedicata il nome pizza “Margherita”), bisogna sapere che pietanze molto simili derivano dall’antichità.
Piatti simili alla odierna pizza, ma di altre regioni italiane e provenienti da ancora altre regioni estere oltre il mare Adriatico, ritraggono in parte un piatto povero, ma dalle radici antichissime, in alcuni casi molto simile alla pizza di Esposito risalenti addirittura all’antica Grecia.
Sicuramente gli ingredienti della pizza napoletana furono nettamente selezionati in maniera superiore, utilizzando i prodotti tipici locali ed introducendo la famosa mozzarella su un piatto fino ad allora sconosciuto.
La tradizione napoletana racchiude musica, folklore, maschere, costumi, cucina e molto altro ancora: napoletani come Pulcinella e la Tarantella sono il mandolino e la chitarra romantica.
Ricordando i luoghi di maggiore attrazione possiamo menzionare: Piazza del Municipio, la chiesa di S.Giacomo, il Teatro S.Carlo, via Toledo, il Palazzo Reale, Ercolano, Piazza del Plebiscito e molti altri ancora.
Mentre altri piatti tipici e prelibati del luogo sono rappresentati da Spaghetti, Paccheri, Maccheroni, Lasagne, Fusilli, Vermicelli conditi con vongole, pomodoro fresco, ragù, ricotta ed altre bontà del posto.
Il pesce è utilizzato in moltissimi piatti, divenendo anch’esso una specialità del luogo inconfondibile: le fritture in primis di calamari, il fritto misto, il polpo in umido, le zuppe di pesce e molto altro.
Tipici sono le fritture napoletane: panzerotti, mozzarella in carrozza, pizza fritta, polenta, crocchè, fiori di zucca ed altre squisitezze tutte rigorosamente passate in pastella e fritte.
Tipici napoletani sono piatti come le zucchine alla scapece, la parmigiana di melanzane, o i famigerati peperoni ripieni.
I dolci sono un altro emblema della città, costituendo uno degli zoccoli duri del commercio all’interno ed al di fuori di Napoli, dall’antica tradizione possiamo ammirare: la mitica pastiera napoletana, le zeppole di S.Giuseppe con crema pasticcera e amarena, i babà napoletani con rhum, gli struffoli, i casatielli, il gelato made in Napoli, le mitiche sfogliatelle e tantissime altre leccornie inimmaginabili.
La cucina Partenopea è perciò rappresentata da un connubio di sapori, correlata da prodotti di qualità tutti rigorosamente di origine del posto, inconfondibili, come solo Napoli è in grado di unirli e portarli sulla nostra tavola.